Recensione number 1


Essenzialmente questo mio modesto blog vuole occuparsi anche di cultura; è così che ho deciso di pubblicare anche delle recensioni, ovviamente scritte da me, intorno a libri o film che riguardano questa difficile fase della vita che psicologi di ogni provenienza geografica si ostinano, forse non a torto, a chiamare adolescenza. Essa, cogliendomi con la sua lancinante violenza, mi ha, come dire, lasciato padrepiesche stigmate e profonde ferite che sto lentamente rimarginando grazie alla mia salda fede in Dio e al Gruppo.
Il libro che ho letto di recente è: “Ho 12 anni faccio la cubista mi chiamano principessa; è stato scritto da una certa Marida Lombardo Pijola e mi ha molto preoccupato. Eppure non potrei che consigliarlo ai genitori perché s’allarmino e se le loro figlie emettono certi segnali inquietanti le blocchino in tempo, per l’amor di Dio, invece di piangere poi. La porta della perdizione ha sovente le forme seducenti dell’ingresso delle discoteche, i cubi sono geometrici trampolini di lancio verso la perversione, i cocktails sono i Virgilio che ti accompagnano negli inferi, attraverso la mercificazione del corpo, la secolarizzazione e la satanizzazione della società. In pratica, in questo affresco dell’odierna gioventù pre-adolescenziale, costruito su cinque storie di giovanissime che la domenica pomeriggio si recano giulivamente in disco mostrando le loro acerbità asperse di unguenti eccitanti e si fanno fruire da ragazzini arrapati, pierre confratelli di Aleister Crowley, barman simoniaci e senza scrupoli, se ne raccontano di tutti i colori, colori cupi, tra il nero carbone ed il rosso satana. Effettivamente è questa la realtà dei nostri tempi e l’apocalisse è, presumibilmente, vicina. Già qualche anno fa la situazione era tragica, nel senso, quando ero ancora minorenne, che insomma era meno di un anno fa, non uscivo molto e soffrivo di depressione, come già ho detto, ma so di per certo, empiricisticamente, che le mie compagne di classe partecipavano a questi festini in cui bevevano anche quaranta o cinquanta bottigliette di bacardi breezer fino a rimbambirsi come Noé col vino dopo aver compiuto la grande impresa dell’arca dopodiché giungevano questi maschiacci e abusavano di loro le quali non erano completamente consenzienti visto che il bacardi le frastornava al 70-80 %.
Ma quest’oggi vorrei parlare del libro che ho letto piuttosto che di me. Da un punto di vista critico questo libro, come si suol dire, è una boiata in quanto l’autrice fa un po’ come Mel Gibson: utilizza il sangue per stupire e se là si trattava di sangue di Cristo, qua si tratta di un altro tipo di sangue, frutto d’imeni prematuramente lacerati.
Ora, io credo che Gibson e la Marida Lombardo Pijola non si conoscano eppure utilizzano gli stessi beceri meccanismi. Da un lato Gibson adotta l’aramaico, dall’altro al mamma giornalista autrice del libro usa un linguaggio tipico dei giovani, forse con l’intento di creare questa separazione inter-generazionale, e, alla fine, ridicolmente, offre un dizionario in cui viene spiegato il termine di parole che, mio Dio, conoscono sicuramente anche gli anziani genitori. Poi il libro non cerca di indagare sulle cause dello sfacelo, ma si sofferma nelle cose più turpi. Ora: io ho 18 anni e sto finendo a fatica la scuola dell’obbligo, indi sarei in seria difficoltà a causa del linguaggio, fortemente limitato dalla mia anagrafistica, a produrre queste riflessioni, ma semplicemente a partire dalla mia personale esperienza potrei esprimere dei pareri sulle ragioni di questo decadimento con un risultato migliore; l’autrice non ce la fa e racconta con lo scopo esasperato di impaurire i canuti genitori, come a dire: “ guardate che la vostra figlioletta con la faccia da angelo in verità va in discoteca la domenica pome e fa questo e quest’altro…” e ciò è apprezzabile e forse utile, ma… irritante.
Il problema che vorrei puntualizzare, in questa conclusione di recensione, è molto semplice. Quello che ci frega è la velocita; vogliamo arrivare velocemente a tutto, le dodicenni che fanno le cubiste vogliono diventare adulte, si vuole arrivare da Milano a Bologna con la TAV in un’ora (questo lo considero satanico), si vuole scaricare a nonsoquanti mega al secondo. Questo è il flagello. C’è un’esasperata propaganda alla velocità, c’è una dittatura della velocità e così queste dodicenni descritte da Marida vogliono arrivare senza neanche partire e s’impasticcano, bevono centinaia di Bacardi, corrono in macchina con i capelli bagnati (ovviamente non sono loro a guidare, ma il pierre che vuole abusare di loro).
Il mio consiglio è di imparare da Noé che aspetta pazientemente che sia giunto il tempo di uscire dall’arca, insieme alla moglie, ai figli ed agli amici animali.
E che queste dodicenni imparassero un po’ da Giobbe. Lui di certo a 12 anni non ballava sul cubo e piuttosto che prendere la Tav si sarebbe incamminato. Forse curata questa ansia da consumo immediato l’umanità potrà cominciare a prendere il giusto cammino e seguire le orme di Mosé ed del popolo ebraico che l’ha seguito, fedelmente, per nonsoquanti anni.