recensione number 2


Considerazione notturna: io e Giuly siamo delle giovani Lazzaro: abbiamo conosciuto la morte, o almeno alcune sue sfaccettature terrene (Tronisti, Longhi, video poker, etc.), anche se non credo che per raggiungere il paradiso bisogna prima attraversare l’inferno e, Lazzaramente parlando, che si deve necessariamente morire per continuare a vivere. Noi, comunque, l’abbiamo fatto e la nostra missione è ora raccontarvi perché ne è valsa la pena. Lascio a voi scientisti il crasso materialismo del “non si può conoscere la morte prima di morire realmente”. Chi ha orecchie per intendere, intenda.

Come si capisce dalla mia assodata prolissicità, sono una ragazza di buona lettura, nel senso che leggo tanto spaziando dalla sociologia (Ho 12 anni faccio la cubista mi chiamano Principessa) alla filosofia (Timore e tremore). Proprio per dare adito a questa argomentazione iniziale oggi recensirò un libro di questo scrittore che l’anagrafistica suole definire Kierkegaard. Soren di primo nome, un ragazzone danese di aspetto mediocre, ma di idee sublimi. E’ un bel nome, Mary, e lui, a differenza di quello che credevi, non è una colonia estiva per bimbi, bensì un uomo in carne ed ossa (ora al massimo ossa poiché nel lontano 1855 è deceduto!). So che non sarà facile scrivere, forse non è la lettura adatta per una diciottenne e, forse, quelli del Gruppo non sarebbero molto d’accordo. Nonostante ciò io vado avanti per la mia strada. Come mi insegna la prof. di italiano inizierò con un inquadramento storico un po’ sommario dando per scontato che voi 2 o 3 lettori, Mary inclusa, abbiate il know how per comprendermi.
I filosofi illuministi, disgraziati, hanno adottato delle considerazioni semplicistiche per negare la veridicità della Bibbia e lo stesso stanno facendo anche diversi scrittori contemporanei, figli di scimpanzé (i vari Hitchens, Dennet, Dawkins), che riscuotono ragguardevole successo tra le frange ateistiche di questa società decadente e vendono una valanga di libri semplicemente perché le loro case editrici, come ci insegna l’amico Maurizio Blondet, sono affiliate alla massoneria. Loro, a differenza di me, sono molto legati allo Spirito del tempo che oggi è impregnato di
riflusso illuministico a causa del dominio mediatico e messianico del grande “abbaglio” di questi anni 2000: la Scienza. Io sono libera da queste mode passeggere, e lo dico con una certa sicumera. Hitchens no e se nel 1977 sarebbe stato punk oggi è devotamente ateo, e nel rigurgitevole pamphlet “Dio non è grande”, spiega, con la sua lingua biforcuta, che la religione altro non è che un tentativo puerile di affrontare il bisogno di conforto e di rassicurazione proprio dell’uomo. Di fronte a questa sensazionalistizzazione i miei compagni di classe - posseduti da Satana - esultano e così anche i professori marxisti ortodossi che, con saccenza, ti scrutano dall’alto del loro cielo grigio scienza. Un cielo asfissiante simile a quello di Londra nel bel mezzo della rivoluzione industriale.
Qualcuno dei miei uditori potrebbe anche dirmi: “povera Katia, altro non sei che una romantica”. Questi io non li ascolto; so che come minimo il loro scopo è di portarmi a letto, offrimi droghe per ottundermi e istigarmi al suicidio. Ci sono diversi modi che si adottano per confutare la religione; il più miserabile, proprio di quelli la cui mente è ancora ad un livello elementare, è prendere la Bibbia come una serie di avvenimenti storici e, storicamente, negarli. Effettivamente è facile restare dubbiosi di fronte ai fiabeschi fatti narrati nelle Scritture: dall’Eden celestiale, all’uomo che nacque senza una donna, a Giona che venne ingurgitato dalla balena e sputato sulle spiagge di Ninive, alla torre di Babele più alta di quella di Pisa, alla moltiplicazione dei pani e dei pesci. Questi individui di certo non hanno letto “Lezioni sulla religione” di Hegel e neanche il testo del nostro amico Soren Kierkegaard. Ma possibile che sia una diciottenne a spiegarvi che QUESTE STORIE SONO CRISTALLIZZAZIONI, MICA EVENTI STORICI; L’ANTICO TESTAMENTO NON DESCRIVE I PRECEDENTI DELL’UMANITA’, MA ADOTTA DELLE ALLEGORIE VALIDE SEMPRE E COMUNQUE; La Bibbia narra metaforicamente una realtà troppo complessa per essere riferita in altro modo e compresa dagli uomini. Lo scopo di questi miti è quello di farsi comprendere da coloro la cui mente fresca e fanciullica non è ancora in grado di produrre astrazioni di un certo tipo. La caduta, le tentazioni, le punizioni “divine” sono parte eterna e necessaria della storia dell’umanità. La biblica mela non va intesa come frutto che penzola dall’albero, bensì come Limite oltre il quale all’uomo non è consentito andare, anche se lui non è propriamente consapevole del perché questo limite sia invalicabile. L’uomo-che-si-crede-Dio, prodotto dell’illuminismo, pensa che a lui, il re del mondo, per dirla come Guenon (un filosofo che odio come riesco ad odiare solo Erode), sia concesso andare oltre, drogato di contingenza e furia omicida; dunque devasta tutto come una bomba al napalm, gioca al piccolo chimico con la natura, con gli amici animali, si dedica all’hobby dell’eugenetica, della fecondazione assistita e Dio sa quante altre diavolerie. Ma non capite la ricchezza della fede? Non vi sembra, oh scienziati, rivoltante il voler andare continuamente oltre i limiti imposti dalla natura? Perché non date retta a Kierkegaard quando dice che la cosa migliore sarebbe fermarsi alla fede e punto, stare attenti a non cadere, a non ferire il prossimo e punto? Imparare ad accettare la morte, ad abbandonarsi a essa senza troppe turbe piuttosto che combatterla come Samurai destinati alla sconfitta? Oh scienziati, che cercate di fermare il cammino del sole per non invecchiare, ma vi rendete conto che, alla fine, solo quelli imbevuti di fede conservano un’eterna giovinezza? Certo raga che per la fede bisogna avere in sé un pizzico di assurdo, come rammenta Kierkegaard, ma non è forse assurda la vostra vita meschina fatta di calcolo gretto e ingegneristico? Di animali cresciuti in minuscole gabbie, topi drogati,
feti uccisi e buttati nel cassonetto (leggasi aborti), bambini generati in laboratorio (leggasi fecondazione assistita), di bifidi immessi nello yogurt e transgeniticità simili? Ma chi vi credete di essere? La vita è come una lastra di ghiaccio che prima galleggia sull’acqua, galleggia e va, poi sprofonda, sprofonda, fino a sparire, fino a dissolversi completamente nel mare. Ma in questo mare noi cristiani evangelici continueremo ad esistere! Questo è il dono della fede. Voi, poveri atei, religiosamente atei, vi aggeggiate come dannati, vi infuriate, vi infervorate, vi incavolate perché noi abbiamo “la forza dell’assurdo” dalla nostra parte e questa forza, come ci ricorda il danesone di “Timore è tremore”, è generata dalla rassegnazione, “l’ultimo stadio che precede la fede”, e solo chi ha attraversato la rassegnazione sarà dotato di fede, e questo è il regalo più bello; un regalo che non si compra certo all’Ikea o facendo corsi di Yoga, Reiki, buddismo, tantrismo, nirvanismo, psicomagia… io l’ho acquisito con la perdizione e con il suo superamento, con un angelo, con la consapevolezza che stavo atomizzando l’anima disperdendola nel molteplice (Longhi, islam, videopoker, alcool, promiscuità, etc.), sprofondandola nel pantano delle amenità terrene e compulsive.
In “Timore e Tremore” risiedono vivide e importanti riflessioni su Abramo e Isacco. Ecco, se uno legge le Sacre Scritture letteralmente: Dio ordina ad Abramo di uccidere il suo caro pargolo, questo lo sta per fare, ma, fortunatamente, al fotofinish, viene bloccato. Ecco, leggendo questo avvenimento in questa modalità lapalissiana non si può che considerare malamente Dio e Abramo. Il primo per aver ordinato qualcosa di abominevole, il secondo perché lo stava eseguendo. E allora il Papa che ti viene a dire che Dio è amore sembra ben poco credibile. Premetto che io non ho nessuna considerazione per il Papa essendo io affiliata ad un gruppo protestante e noi il vaticano lo bruceremmo ben volentieri con tutta la loro casta, i loro vescovi porporati, i loro sporchi soldi… ops, forse ho un po’ esagerato (ma anch’io come la Bibbia uso spesso delle metaforizzazioni). Dicevo che un’affermazione che condivido cioè “Dio e amore”, sembra uno scacco logico, per dirla come un filosofo che studiai l’anno scorso, ma di cui non ricordo il nome. Dio è vendicativo mi direbbe Hitchens, anzi lui non mi direbbe niente essendo ateo o forse mi darebbe ragione come si dà ragione ai matti, agli ubriachi e alle ragazzine (in vista di peccaminose unioni talamiche). Pensateci un attimo: è con la fede che Abramo ottenne Isacco e non con la fede che vi rinunciò, con la rassegnazione che lo spinse ad assoggettarsi completamente a Dio, con un’anestetizzazione del pensiero… ma se siete scientisti, questo, avrete difficoltà a capirlo.

Con rispetto

Katia