L'incontro con Giuly e la mia conversione

Oggi sono fertile di scrittura; forse il mestruo (noi lo chiamiamo rugiada celeste), stillando, ha sciolto i miei canali energetici ed il Qi, liberato, ha consentito un’ agile circolazione d’idee a destra e manca nei gangli del cervello, finalmente gravido di pensieri e tronfio della potenza libidinale e orgonica connaturata ai miei diciotto favolosi anni.

Ne approfitto, dopo questi due post un po’ avulsi dalla contestualizzazione, per ritornare sulle rotaie generate da questo mio slancio invettivo in cui sferzante è l’avvertimento a mettersi in guardia dagli adelfi della dissoluzione: Longhi, il videopoker, Satana, le discoteche, le sette ateistiche, l’islam, il gioco in borsa, la magia nera e mille altre cose peccaminose che adesso non mi vengono in mente.

Rileggendo il tutto noto che ho costruito un blog piuttosto monolitico, fondato su post che paiono indipendenti come compartimenti stagni o come atolli atomizzati, ma vedrò di migliorare, a vantaggio di una leggibilità fluidificata e di una maggiore eleganza sintattica. In verità, ora, dopo le penose disavventure passate, sono un ragazza equilibrata in cui yin e yang sinergicamente si abbracciano e interagiscono scambiettandosi l’ossigeno di cui necessitano l’un l’altro. Innanzitutto faccio una vita che mi appaga: sto per terminare il liceo, ho voti soddisfacenti e delle relazioni sociali che mi completano. Ho escluso dalla mia vita talune persone che con la loro negatività rischiavano di trascinarmi a Gomorra e ho intessuto un rapporto più stretto con gente fruttifera e positiva.

In questa lunga lunga serata erosramazzottiana, illuminata da un pallido sorriso di luna, volevo puntualizzare un aspetto molto caro agli gnostici. Saper cogliere i segnali divini, generosamente concessici, conduce ad un maggiore livello di consapevolezza e, gradualmente, nel corso dell’evoluzione spirituale del proprio ataman, risulta più semplice percepire, in avvenimenti apparentemente comuni della vita quotidiana, che Dio c’è e non ti lascia mai sola, ma ti segue, come un amorevole padre. Talvolta non può fare tutto lui, impegnato com’è, ed allora manda angeli che ti indicano la retta via e, se necessario, ti sostengono sulle loro floride spalle alate. L’ignoranza spirituale acceca e impedisce di vedere quel che sono veramente gli angeli: salvatori fatati scorazzati da Dio in questo mondo impregnato di relativismo cognitivo. Rivedendo a posteriori il momento cardine della mia vita, quello della conversione, appare lampante come Dio, per mezzo di un suo tramite, mi abbia riportato sulla retta via. Questo tramite alato si chiama Giuly. E’ stata lei ad invitarmi al gruppo di preghiera e, vi giuro, in quel tempo ero veramente decadente e scapigliata e non so chi si sarebbe preso la briga di salvarmi se non un angelo.

Giuly, come tutte queste creature alate (non che avesse le ali, ornitologicamente parlando, mi sembra chiaro che sto metaforizzando) è capace di irradiare una bellezza sensualmente spirituale che ti trascina, ti accarezza, ti risolleva dalle varie maculazioni dalle quali si è contaminati a causa dell’ignoranza. E questa ragazza-angelo ne aveva passati pure lei di tutti i colori. Pensate che era stata una corteggiatrice in quel programma pomeridiano della De Filippi: Uomini e Donne. Vorrei raccontarvi quel giorno magico in cui sono passata, come si suol dire, dalle stalle alle stelle e magari riassumere la preziosa testimonianza di Giuly


Il videopoker era uno dei tanti vizi; passavo intere giornate a pigiare i tasti e a bere Fernet Branca in squallidi bar periferici. Vi chiederete: come facevo ad aver tanti soldi da scialacquare in queste nefandezze? Beh, una minorenne, in un bar di vecchi e di poco raccomandabili extracomunitari dediti all’illegalità quotidiana, in questi posti, è trattata come una regina, ed io ero la regina dei pervertiti; avevo sempre un bicchiere pieno e qualche monetina da inserire in quella diabolica fessura. Insert Coin mi ordinava satana. Ed io obbedivo, schiava della corruzione. Quel giorno, ma non era cosa nuova, avevo esagerato ad alzare il gomito ed in preda all’ottundimento ed all’effervescenza alcolica mi misi a scagliare bicchieri sulle pale del ventilatore roteante del soffitto che, colpendoli, li infrangeva in mille pezzi facendoli piovere come lapilli di un vulcano eruttante, sulle teste dei pervertiti avventori, che come scimpanzé decerebrati, battevano i pugni sui tavoli. Indubbiamente ci sono due categorie che racchiudono una buona parte degli uomini: i molluschi e gli scimpanzé. I primi se ne stanno in casa, solitari, a navigare in internet su siti pornografici mentre i secondi cercano il branco per esprimere i loro elementari bisogni. Il barista, però, non prese poeticamente quella pioggia di cocci di vetro e mi cacciò fuori dal locale a pedate nel sedere. Io vagai per la città, nella mia allucinante deriva, bestemmiando e vomitando ab libitum fino a quando giunsi in un parchetto ove mi accasciai imbrillita. Mi svegliò una mano candida guidata da una ragazza altrettanto candida e vellutata. Mi chiese se avevo bisogno di aiuto. Io risposi con un rutto. Ma lei, gentile nonostante stesse trattando con una bestia, mi prese per mano guardandomi nelle fessure oculari. Giurerei che dai suoi occhi lambiccò un bagliore sovrannaturale che mi ipnotizzò letteralmente, così la seguii. Mi portò a casa sua, mi levò i vestiti putridi offrendomi una tazza di tè alla cannella. La sua cameretta era accogliente e arredata Ikea, ricordo alle pareti il poster di alcuni cantanti e gruppi tra cui Julim Barbosa e i Take That e delle graziose tendine blu che mi davano un’impagabile sensazione di pace e di calore domestico, ciò di cui abbisognavo. Si presentò annunciandomi il suo splendido nome e mi disse nell’orecchio di stare tranquilla, che mi avrebbe rimesso in sesto. Io, che nella mia testolina bacata fagocitavo una indomita perversione, provai a baciarla, ma lei leggiadra scostò il capo, evitando le mie labbra. Le sue mani fatate prepararono quest’ ottimo tè che, accompagnato da biscotti danesi al burro, mi rimise in sesto. “Se vuoi domani possiamo rivederci” mi disse, ed io capii che in quell’incontro c’era qualcosa di importante, così il giorno successivo, invece di ributtarmi nella movida della perversione, tornai a casa sua, docile come un agnellino.

La testimonianza di Giuly è, come quella di altre persone che hanno scelto Gesù, splendida. Il suo inferno cominciò con un invaghimento televisivo per un Tronista che la spinse ad andare alla trasmissione Uomini e Donne di Maria De Filippi, che, da quel che so, è affiliata alla massoneria. Vista la sua bellezza soggettivamente oggettiva Giuly diventò una delle più rinomate corteggiatrici e ben presto si dimenticò del fine di partenza della sua missione che per chi non fosse stato attento alle mie parole posso anche ripetere: corteggiare il Tronista di turno. Bene, presa dalla foga di apparire, assetata di fama e di essere idolatrata come una lady Diana, Giuly intraprese la strada della maleficità: seduceva questi uomini imberbi e privi di sopracciaglia, spettegolava, aggrediva le altre corteggiartici a male parole, si fece crescere unghie lunghe e accuminate come a dire: “se vi frapponete tra me ed i miei obiettivi vi taglio la gola”; in pratica stava diventando un prodotto di quel programma perverso e massonico, anche lei un’adelfa della dissoluzione. Successivamente Giuly mi raccontò alcune robe perverse che accadono in quel della società dello spettacolo tipo le passioni coprofaghe, il cannibalismo e la collezione di feti in barattoli di vetro che la De Filippi possiede nella sua enorme villa vicino a Ginevra. Poi, un giorno, nell’alberghetto di Mediaset a Cologno Monzese, ove queste ragazze animali da laboratorio alloggiavano, Giuly aprì un cassetto per prendere qualche Xanax di cui era diventata dipendente, ma ivi trovò una Bibbia. L’aprì svogliatamente. I suoi occhi caddero su queste parole del Vangelo: "…le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono; e io do loro la vita eterna e non periranno mai e nessuno le rapirà dalla mia mano" (Giovanni 10:27,28).

Poi una forte luce la accecò, tanto che non riusciva più a vedere nulla all’interno della camera d’albergo, successivamente, dall’iridescenza abbacinante, un trono satanicamente nero baluginò nel mezzo della stanza. Giuly mi racconto di vivere uma scissione col suo corpo che, come un serpente, si avvicinava al trono mentre lei cercava, con tutte le sue forze, di porre resistenza. Intanto dei demoni e altre strane entità frutto della magia nera come l’Umbanda e il Candoblé insieme ad altre come Karina e meno noti personaggi della trasmissione penetravano in lei sotto forma di spiriti e cercavano di trascinarla verso il trono che presumibilmente era la porta dell’inferno. In un attimo Giuly capì e abbrancò le gambe del letto ancorandosi con tutte le sue forze e gridando in preda alla paura più atroce, quella che neanche i sommi poeti riescono a descrivere. Improvvisamente si sentì pervadere da una mano magica che la racchiuse in una sorta di aurea; chiuse gli occhi fino a quasi lacerarsi le palpebre e quando li riaprì era in un luogo diverso; c’erano delle strade fangose e strette che conducevano ad una grande piazza invasa da una moltitudine di gente. Giuly gridò in preda al panico “Cosa ci faccio in questo luogo?!”, ma nessuno era in grado di sentirla. Lei, in compenso, percepiva chiaramente le voci della folla; qualcuno, indicando un uomo che trasportava un tronco, gridò: “Ecco Gesù di Nazaret”. Ma la cosa più strana era che tra questo marasma urlante di gente c’erano persone che lei conosceva molto bene: le corteggiatrici, i Tronisti e le Troniste di edizioni passate, la De Filippi, che era la più accanita ti tutti, che con la sua voce roca, gridava insieme alla folla: “Crocifiggilo, crocifiggilo!”

Poi, alcuni uomini con le sembianze di soldati romani legarono Gesù a una colonna, e la De Filippi, avvicinandosi iniziò a frustare Gesù, a flagellarlo con una violenza degna del film di Mel Gibson. Giuly vedeva il suo volto sanguinante, vedeva la pazzia della gente, vedeva gli occhi di quell'uomo, come soffriva. Lei lo guardava, guardava quello strumento con cui lo picchiavano. C'era un pezzo di legno con tante cose di cuoio attaccate, e c'era un pezzo di ferro, e quando picchiavano quell'uomo vedeva la sua carne che veniva via, pezzi della sua pelle che cadevano e sangue che sprizzava da ogni parte. E Gesù che aveva gli occhi pieni di dolore.

Gesù però non parlava, non diceva una parola e intanto Giuly pensava: "Perché lui non bestemmia, non inizia a difendersi?", ma Giuly che è una ragazza perspicace capì che erano i suoi peccati che stavano crocefiggendo quell’uomo innocente. E vedeva quell'uomo che stringeva gli occhi per il dolore, sicuramente anche a causa sua. Giuly vide quell'espressione di dolore, vide il volto di Gesù, il Figlio del Dio altissimo, mentre lo picchiavano... non era come lo vedi nei quadri, era una faccia distrutta, piena di ematomi, sangue che colava dal naso, dalla bocca, e continuavano a picchiarlo. Il sangue, gli sputi… una cosa orribile. Giuly non voleva più vedere quello scempio e si mise nuovamente a gridare, con tutta la forza della sua ugula, fino quasi far saltare le corde vocali come elastici intesiti sino alla tensione suprema. Giuly si ritrovò nuovamente nel silenzio, ritrasportata nella sua stanza d’albergo a Cologno Monzese a poche centinaia di metri dagli studi televisivi di Mediaset. Inutile dire che capì quanto male stava facendo attraverso la sua vita immorale ed il giorno stesso lasciò quella trasmissione nonostante il contratto firmato col sangue che la obbligava a restare a Uomini e Donne, ma nessun diavolo venne a rivendicare la sua presenza. Giuly da quel giorno scelse il partito di Dio. Questa storia mi lasciò di sale, come la moglie di Lot, ed in un attimo tutta la mia vita era messa in discussione. Giuly mi guardava negli occhi impauriti, mi sentivo spersa, capii che la vita degenerata che avevo fallacemente intrapreso era antitetica rispetto alle ragioni per cui ci troviamo provvisoriamente nel mondo. Dopo questo angosciante racconto Giuly mi donò una Bibbia e mi invitò a partecipare al suo gruppo di preghiera. Vi andai e la mia vita, come potete prevedere grazie alla vostra perspicacia, cambiò.

E’ già l’una di notte e domani ho il compito in classe indi per cui smetterò di scrivere. Ho comunque studiato e grazie alla mia stabilità interiore non temo certo una misera versione di Latino.


Baci

Katia