La deriva ontopsicologica dei miei 17 anni

Cari lettori,

Come avete visto i miei post, in diversi casi, illustrano con profondità e documentazione ciò che bisogna accuratamente evitare se non si vuole finire abbrancati tra le grinfie del maligno. Quest’oggi mi occuperò di una psicosetta deviata e pagana che ha tra i suoi capi alcune personalità della politica e dello spettacolo. Giacché IntimamenteKatia è una testata d’informazione libera dai flussi non tanto mestruali quanto del potere, dal peccato e dal turbamento, mi permetterò di fare anche i NOMI, protetta della veridicità di ciò che affermo con ‘sì tanta sicumera. La psicosetta in questione si chiama Ontopsicologia e tra i suoi accoliti illustri raccoglie, solo a titolo d’esempio: Andrea Pezzi, Claudia Pandolfi, Marcello Dell’Utri e Antonio Meneghetti, il fondatore che, a quanto pare, crede di aver raggiunto dei poteri che sono propri solo a Dio. Blasfemia allo stato brado.

Giusto per storicizzare ciò che sto per raccontare, vi pre-annuncio che questi fatti avvennero ben prima della mia Conversione, già accuratamente descritta in un post antecedente, avuta luogo grazie all’animo impregnato di bontà e altruismo di Giuly (che purtroppo ora non vedo più avendo lei cambiato location della sua vita). Dunque, stavo camminando peccaminosamente per le vie della mia perversa città, recitando le bestemmie quotidiane, quando udii delle giaculatorie provenienti da un bar particolarmente festaiolo. Entrai e vidi Andrea Pezzi che stava introducendo un nugolo di ascoltatori alla sua dottrina: l’Ontopsicologia. Poiché a quel tempo ero malleabile come l’argilla, bastarono poche parole a convincermi che quello che propugnava la sua religione era cosa buona e giusta; in verità si tratta di cose molto pericolose, tanto che Tu, lettore, forse è meglio che sia maggiorenne, se non vuoi spaventarti troppo. In pratica questo Andrea Pezzi, bello come un sole satanico, stava parlando in piedi su uno sgabello, dimenandosi come un forsennato/indemoniato. In verità vi dico che in quel bar vi erano una ventina di persone circa; Pezzi parlava di campo eterico, di cui lui, essendo un Eletto, era dotato, e ad uno sguardo attento anche noi profani avremmo potuto percepire la corona biodinamica che circumnavigava il suo corpo. Improvvisamente un’anziana donna sui trent’anni sembrò avere una visione estatica e gridò come una scalmanata “Vedo un fiammeggiare
radiante e verticale che trasmette una cointuizione del principio creativo
della vita, Vedo il sé ontico!” Pezzi, sempre più infervorato, gridò: “Brava, stai uscendo dalla Memetica, ora sei in coicidenza semantica con me!” Anch’io avevo un desiderio selvaggio di risvegliare il me ontico, così ascoltai con una concentrazione propria di un agrume che trascende in succo di frutta. Andrea Pezzi, intanto, come un predicatore all’ennesima potenza annunciava: “Io cerco di porre l'uomo in una posizione tale da non avere la necessità di salvarsi, gli offro il piedistallo della divinità, dell’iperliberazione cosmica!” e ancora: ” Vi dico che l’individuazione ontica è in grado di provocare l'infinito, di far strutturare una forma nell’uomo e di Sé ontico ne esiste soltanto uno ed è strettamente connesso con lo spostamento esigenziale dell'individuo, ciò equivale a dire che l'uomo è in grado di cambiare Dio!, Seguitemi, e daremo luogo all’intenzionalità ontica!”. Come mi convinsero quelle parole, alla fine del suo discorso andai da lui e gli chiesi un autografo, poi gli dissi che l’avrei seguito anche in capo al mondo. Così diventai sua discepola. Lo tallonavo ovunque, ai convegni, agli incontri con Meneghetti, il maestro verso cui Andrea Pezzi aveva una devozione prostratica (nel senso di colui che si prostra). Ricordo con abominio i reading notturni per i bar italiani (poi ai convegni in lussuosi alberghi) dei libri del maestro tra cui il “Manuale di Melolistica” che insegnava a espandere la propria mente nell’univocità del suo centro viscerotonico e che, in quel tempo, imparai praticamente a memoria. Questi ontopsicologi si erano dotati di un centro organizzativo a Pissignano in provincia di Perugia ove, in mezzo al verde, Pezzi e Meneghetti presiedevano corsi di decision taking e problem solving per management ontologico annunciando che la psicologia con Freud era morta (infatti la notte bruciavano i suoi libri), e bisognava ricorrere al passato per ritrovare il Sé onticamente autentico dell’uomo e quindi per avere successo nella vita e appunto risvegliare l’Io danzante e primordiale. A quei tempi erano riusciti a convincermi che Meneghetti aveva risolto un problema che gli esistenzialisti avevano drammaticamente lasciato aperto ed io ero imbevuta di ontopsicologia fino alla milza e forse mi ero anche un po’ invaghita di Andrea Pezzi e del suo charme da leader.

Un giorno venne un carismatico politico di Forza Italia, Marcello dell’Utri, per un costosissimo workshop su “Metanoia interiore e leadership”; Andrea Pezzi era preoccupato che tutto andasse per il meglio (mi sembrava di capire anche che sperava alacremente che questi gli consentisse di diventare direttore de Il domenicale, quotidiano culturale vicino al centro-destra, ove Pezzi avrebbe potuto liberamente diffondere le sue idee e quelle di Meneghetti). Qua accadde il patatrac: Dell’Utri appena mi vide disse che voleva comprarmi! Annunciò che mi avrebbe portato con sé a Roma, insomma, voleva che diventassi una sua concubina. Pezzi chiese in cambio di me la direzione del Domenicale e Dell’Utri, che fallacemente mi sembrava uomo integro e di sani principi (quanto mi sbagliavo), accettò. Capii che dovevo assolutamente scappare, che Pezzi mi aveva usata e non provava nessun sentimento d’affetto per me, che Meneghetti era un plagiatore di prim’ordine. Finsi di accettare con gioia ma la notte stessa scappai e tornai a casa dai miei genitori che non vedendomi e non avendo mie notizie da quasi un mese erano parecchio preoccupati. D’altronde a quel tempo avevo solo 17 anni.

Dopo questa traumatica esperienza chiusi con l’ontopsicologia, purtroppo non con la depravazione. Gesù subentrò nella mia vita parecchio tempo dopo. Il resto sono storie che vi ho raccontato o che magari vi racconterò nei prossimi giorni.

Muchos Besos

Katia