Il suicidio, un'idea errata

Bene, rieccoci tra noi.
Come avrai intuito questo diario segue logiche squisitamente sincroniche. Giustamente puntualizzavi, nelle nostre chiacchiere via Skype, che dovrei giungere a una fotografia nitida del mio baratro cosicché altre anime disperse nei dedali satanici, riconoscendosi, possano ritrovare il filo d’arianna che li riconduca nella salvifica autostrada del Signore, come ho fatto io.
Diciamo che in quel tempo ero nella crisi che ho sopraddettamente descritto; Longhi se n’era andato, e così dalla perdizione duale stavo passando a quella individuale. Il diavolo che è un trasformista d’alto livello, però, trova sempre delle modalità creative di apparizione, anche nelle sembianze di altri “Longhi”,di altri culti, di falsi idoli. Già accennai alla mia tendenza al pensiero del suicidio in quel tempo e così, bramosa di informazioni innovative sull’argomento, navigando in internet, mi iscrissi ad una mailing list che si vantava di offrire un rimedio personalizzato per porre fine alla propria vita in modo costruttivo. Io pensavo di porre fine e basta, ma se fosse stato, come dicevano loro, in modo “costruttivo” non avevo certo nulla da ridire.
E’ così che entrai in contatto con la cellula sciita Hezbullah operante a livello locale, in un quartiere della mia città, ma con relazioni radicate con alcune cellule di Hamas, la Jihad islamica e gli ultra nazionalisti sciiti del Kashmir Kohemeynista ed in particolare allo scisma Sufi post predicazione di Yusuf al Qaradawi, ma di stampo più integralista e con un credo eloquentemente martiropatico e antisionista.
In breve iniziai a scrivere, via MSN, grazie al mio inglese fluente, con una giovane Cecena di nome Hawa Barayev su cui hanno pubblicato addirittura una fatwa, che nel mondo islamico, da quel che so, riscosse anche un discreto successo, non dico da best seller, comunque. Volli anche cercare alla Feltrinelli questa fatwa, sperando che fosse in edizione economica perché in quel tempo non avevo per le tasche il becco di un quattrino. Purtroppo la mia ricerca fu invana. Chattai lo stesso con Hawa il cui nick su MSN, divertentemente, era “Vedova nera”. Pensa che della sopraddetta signorina conservo ancora delle foto nella chiavetta USB che hai tu. Ma mi vuoi dire
dove l’hai cacciata? Hawa si dichiarò seguace di Hamud Bin Uqla Al Shu’Aybì, influente wahabita tradizionalista e critico nei confronti della monarchia saudita.
In quel tempo non sapevo cosa significavano tutti questi termini in latinorum, come si suol dire, e se devo essere sincera ho anche adesso delle difficoltà ermeneutiche in proposito, ma subii un certo fascino esotico, esoterico, se vogliamo, che mi sa di così esotico da risultare incomprensibile ai non iniziati e io sono su un gradino più basso di iniziata, sono principiante.
Per farla breve, come tutto quel periodo nero carbone, anche questa esperienza si dimostrò infruttifera per la mia fuoriuscita dallo stato di negatività esistenziale in quanto venni a sapere che Hawa Bayarev che, guarda un po’, coincidenze della vita, è una coscritta di Gianluca Longhi, si era tolta la vita in un attentato suicida che aveva a sua volta ucciso 27 persone, ( più lei 28). Io ci sono rimasta leggermente male poiché coltivavo una delle mie poche amicizie con questa ragazza che come me, presumibilmente, voleva andarsene da questo mondo ingiusto in mano a politici corrotti e a persone sbagliate nelle posizioni di potere. Inoltre sembrava l’unica propensa ad ascoltare i miei deprimenti turbamenti e angosce, ed è questo che mi dava un pizzico di serenità, perché se devo essere sincera, le strumentalizzazioni di Hawy, come la chiamavo confidenzialmente, mi sembravano esagerate, cavoli, io volevo togliermi la vita, mica conseguire qualche risultato per la causa dell’Islam; e se avessi compiuto qualche martirificio l’avrei fatto per me o forse, ma difficile, per la mia amica e non per il complesso antisionista, d’Edipo o chi più ne ha ne metta.
Il mio ipotetico suicidio si sarebbe potuto considerare
anomico, in una ricerca di stampo qualitativo e Durkheimiano e avrebbe rimpinguato le statistiche a riguardo e non per sostenere la causa di Hamas che, tra l’altro, mica conosco. Inoltre vorrei puntualizzare, in questa sede elettronica, che gli esercizi spirituali che mi furono impartiti in quel periodo di depressione Sciita che consistevano nel depilarsi, nel profumarsi con acqua di colonia tenendo il Corano tra le mani e nello stesso tempo usare le mani per benedire i vestiti, i coltelli da cucina, gli effetti personali e recitare arzigogolate formule sufi, se devo essere sincera, mi annoiavano un bel po’.
Così decisi di abbandonare queste pratiche estemporanee, questi culti che ora riconosco come inverecondamente satanici e fallaci e dedicarmi ad altre cose che magari esplicherò nei prossimi post.

Un abbraccio

Katia