Lettera aperta ai trentenni single e senza figli
Anche i trenta (quarantenni) single senza figli sono una categoria in costante crescita nelle metropoli grige e inospitali del mondo occidentale. L'ISTAT conferma questo dato con statistiche allarmanti, domodossologi si sbizzarriscono con teorie e Alberoni ci asciuga settimanalmente con editoriali sul Corriere. Il mercato risponde fabbricando merci ad usum di questo degno consumatore fomentato dagli “stilosi” adelfi della dissoluzione e da Studio Aperto. Alcuni di questi uomini hanno ancora qualche remoto tratto da ragazzo in memoria di quel che fu, lustri fa. Certo, il loro vantaggio sta nel fatto che, per mere ragioni biologiche, hanno a disposizione più tempo delle loro corrispettive anagrafiche per generare. Se le trentacinquenni già possono acquistare libri sulla menopausa da affrontare in serenità, il maschio ha ancora delle primavere per mettersi in salvo da un disperato destino di abbandono e solitudine, imprigionato nel minimalismo del suo monolocale, della sua utilitaria o, peggio ancora, tra i soprammobili ostili delle case dei malandati genitori che non realizzeranno mai il sogno di portare al parco i nipotini e rispondere ai loro mille perché.
Caro trentenne, chi te lo fa fare di uscire tutte le sere con i tuoi amici sterili alla ricerca di intrattenimento? Intanto il tuo gruppo poco a poco si assottiglia, si dirada di elementi, i matrimoni impazzano, alcuni ti reclamano come testimone (tanto sei sempre disponibile). È doloroso capire che quegli amici accasati li hai persi per sempre come i capelli su quella testa spelacchiata che sei costretto a specchiarti sconsolato ogni mattina. Patetico, hai anche acquistato via internet quella lozione miracolosa per non perdere capelli - concentrato della saggezza di Cesare Ragazzi - per poi renderti conto che sei stato buggerato. Al pub il lunedì sera siete rimasti in tre, single zitelloni, a bere doppio malto, parlare di sport, del vostro lavoro e di avventure color seppia. Esci, perché se stai a casa a guardare la televisione ti rendi conto che la vecchiaia sarà sempre più simile a quella sera, solo con più acciacchi. La distanza spaziotemporale con le ragazzine che vorresti portarti a letto diventa siderale, ormai – anche culturalmente – vivi su un altro pianeta, parli un'altra lingua, invano tenti di adattarti e di mimetizzarti.
Trenta-quarantenne single: hai tempo di aggiornare il tuo stato su facebook almeno tre volte al giorno. Fai vedere che sei ancora vivo, fallo per quelle slabbrate, follicolari e consumate amiche che si ostinano a passare una notte post-gomito alzato nel tuo sudicio letto da una piazza e mezza, e per le quali il massimo raggiungimento della vita coniugale è uno spazzolino da denti dimenticato in un cesso altrui.
Ma dai, che aspetti a sistemarti? le avventure che raccontavi in palestra al tuo vicino di tapis roulant non interessano più a nessuno. Pure tu ti annoi quando ci pensi, sono come le favole che vengono continuamente ripetute ai bambini. E poi sono avvenute così tanto tempo fa che ormai i ricordi evaporano come gli amici liberi con cui organizzare un week end goliardico. Il passo dalla discoteca al girare in auto solo per le periferie in cerca di un'ora di compagnia (a pagamento) o di una moglie in Romania è breve come una poesia di Ungaretti Cosa aspetti ad accasarti? Ti sei anche reso conto che le trentenni rampanti alla sex and the city sono sempre più nevrotiche ed in preda alle lune che solo gli psicofarmaci possono assopire, allora ti rivolgi alle liceali che ti danno del lei per mantenere le distanze, così sconfitto concludi la serata davanti a youporn.
Caro trenta-quarantenne, cosa aspetti aprire il cuore ad un'altra anima sola e bisognosa di elargire amore. Non attendere che sia troppo tardi o che il tuo cuore venga pietrificato dal tempo. I padri troppo maturi, ecco un altro dramma dei nostri anni, quelli che hanno ottenuto la sopravvivenza del loro gene in extremis, li vedi che vanno a prendere il pargolo all'asilo che sembrano nonnini, già con i loro acciacchi. Il bambino che corre per abbracciarlo ed il padre-nonno non lo solleva con la passione di una Coppa del Mondo causa sciatica, artrosi lombare- cervicale, meniscopatia, o dolori dell'età che lo rendono totalmente out of age per la pubblicità dell'olio cuore.
Caro il mio single con più di tre decadi, ti posso dire una cosa? Mi fa schifo lo spacciare il tuo viaggio annuale con l'amichetto del cuore a Cuba o in Thailandia per dell'innocuo turismo, perché lì ti trovi bene, perché lì il mare è cristallino, perché sei un appassionato di snorkeling e per altre abbaglianti falsità che ti inventi.
E le tue partitelle a calcetto sull'erba sintetica. Dopo uno scatto hai già il fiatone, nel dopolavoro che si prolunga in una cena fuori per gli stoici che a casa non hanno nessuno se non la televisione e una scatoletta di fagioli da mangiare seduti sul divano; il tuo platform, le tue partite online, il terzo capitolo della tua autobiografia che non verrà mai pubblicata perché la tua vita non interessa a nessuno.
Caro il mio Vitellone, che a Milano ha trovato terreno fertile da inaridire, altri con cui varcare da soli la porte della vecchiaia, vincenti, perdenti, autosufficienti, trentaseienni che vivono a casa con mammà nella stessa stanza dove hanno passato l'adolescenzà, quarantenni che compiono efferati delitti, che hanno ancora il poster di Gullit nella stanza, con la lista delle cose da far comprare al supermercato, dediti allo stalking, al fantacalcio, allo struscio in corso Como, creativi da aperitivo al wine bar, che hanno un sacco di cose da fare, che hanno ancora tempo di essere, che la vita comincia a trent'anni. Ma vaffanculo.
Caro trentenne, chi te lo fa fare di uscire tutte le sere con i tuoi amici sterili alla ricerca di intrattenimento? Intanto il tuo gruppo poco a poco si assottiglia, si dirada di elementi, i matrimoni impazzano, alcuni ti reclamano come testimone (tanto sei sempre disponibile). È doloroso capire che quegli amici accasati li hai persi per sempre come i capelli su quella testa spelacchiata che sei costretto a specchiarti sconsolato ogni mattina. Patetico, hai anche acquistato via internet quella lozione miracolosa per non perdere capelli - concentrato della saggezza di Cesare Ragazzi - per poi renderti conto che sei stato buggerato. Al pub il lunedì sera siete rimasti in tre, single zitelloni, a bere doppio malto, parlare di sport, del vostro lavoro e di avventure color seppia. Esci, perché se stai a casa a guardare la televisione ti rendi conto che la vecchiaia sarà sempre più simile a quella sera, solo con più acciacchi. La distanza spaziotemporale con le ragazzine che vorresti portarti a letto diventa siderale, ormai – anche culturalmente – vivi su un altro pianeta, parli un'altra lingua, invano tenti di adattarti e di mimetizzarti.
Trenta-quarantenne single: hai tempo di aggiornare il tuo stato su facebook almeno tre volte al giorno. Fai vedere che sei ancora vivo, fallo per quelle slabbrate, follicolari e consumate amiche che si ostinano a passare una notte post-gomito alzato nel tuo sudicio letto da una piazza e mezza, e per le quali il massimo raggiungimento della vita coniugale è uno spazzolino da denti dimenticato in un cesso altrui.
Ma dai, che aspetti a sistemarti? le avventure che raccontavi in palestra al tuo vicino di tapis roulant non interessano più a nessuno. Pure tu ti annoi quando ci pensi, sono come le favole che vengono continuamente ripetute ai bambini. E poi sono avvenute così tanto tempo fa che ormai i ricordi evaporano come gli amici liberi con cui organizzare un week end goliardico. Il passo dalla discoteca al girare in auto solo per le periferie in cerca di un'ora di compagnia (a pagamento) o di una moglie in Romania è breve come una poesia di Ungaretti Cosa aspetti ad accasarti? Ti sei anche reso conto che le trentenni rampanti alla sex and the city sono sempre più nevrotiche ed in preda alle lune che solo gli psicofarmaci possono assopire, allora ti rivolgi alle liceali che ti danno del lei per mantenere le distanze, così sconfitto concludi la serata davanti a youporn.
Caro trenta-quarantenne, cosa aspetti aprire il cuore ad un'altra anima sola e bisognosa di elargire amore. Non attendere che sia troppo tardi o che il tuo cuore venga pietrificato dal tempo. I padri troppo maturi, ecco un altro dramma dei nostri anni, quelli che hanno ottenuto la sopravvivenza del loro gene in extremis, li vedi che vanno a prendere il pargolo all'asilo che sembrano nonnini, già con i loro acciacchi. Il bambino che corre per abbracciarlo ed il padre-nonno non lo solleva con la passione di una Coppa del Mondo causa sciatica, artrosi lombare- cervicale, meniscopatia, o dolori dell'età che lo rendono totalmente out of age per la pubblicità dell'olio cuore.
Caro il mio single con più di tre decadi, ti posso dire una cosa? Mi fa schifo lo spacciare il tuo viaggio annuale con l'amichetto del cuore a Cuba o in Thailandia per dell'innocuo turismo, perché lì ti trovi bene, perché lì il mare è cristallino, perché sei un appassionato di snorkeling e per altre abbaglianti falsità che ti inventi.
E le tue partitelle a calcetto sull'erba sintetica. Dopo uno scatto hai già il fiatone, nel dopolavoro che si prolunga in una cena fuori per gli stoici che a casa non hanno nessuno se non la televisione e una scatoletta di fagioli da mangiare seduti sul divano; il tuo platform, le tue partite online, il terzo capitolo della tua autobiografia che non verrà mai pubblicata perché la tua vita non interessa a nessuno.
Caro il mio Vitellone, che a Milano ha trovato terreno fertile da inaridire, altri con cui varcare da soli la porte della vecchiaia, vincenti, perdenti, autosufficienti, trentaseienni che vivono a casa con mammà nella stessa stanza dove hanno passato l'adolescenzà, quarantenni che compiono efferati delitti, che hanno ancora il poster di Gullit nella stanza, con la lista delle cose da far comprare al supermercato, dediti allo stalking, al fantacalcio, allo struscio in corso Como, creativi da aperitivo al wine bar, che hanno un sacco di cose da fare, che hanno ancora tempo di essere, che la vita comincia a trent'anni. Ma vaffanculo.